Un lavoratore su 3 non si sente sicuro del proprio posto di lavoro e teme il licenziamento
05 luglio, 2023
- I timori sono maggiori negli uomini (38%) e inferiori nelle donne (30%) e sono più alti nella fascia 35-44 anni (37%)
- I più insicuri sono gli operatori del real estate (42%) e conseguentemente dell’edilizia (40%). Insicurezza diffusa anche nel settore IT e telecomunicazioni (41%).
- Il 13% pensa che l'uso dell'intelligenza artificiale diventerà la norma nel proprio settore nei prossimi cinque anni, riducendo le attività manuali.
Un lavoratore italiano su tre (34%) non si sente sicuro del proprio posto di lavoro, e teme che una nuova crisi economica e il rallentamento dell’economia possano portare la propria azienda a licenziamenti. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i timori sono maggiori negli uomini (38%) e inferiori nelle donne (30%).
Lo rivela il sondaggio People at Work 2023 dell'ADP® Research Institute, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 paesi (2mila lavoratori in Italia).
I sentimenti di precarietà sono più alti nella fascia 35-44 anni (37%), segue la generazione Z, ovvero quella che va dai 18 ai 24 anni con il 36%, dai 24 ai 34 è timoroso il 34%, mentre dai 45 ai 54 anni il 33%; solo il 26% degli over 55 è invece preoccupato per il proprio posto di lavoro.
Per quanto riguarda invece i settori, i più insicuri sono gli operatori del real estate (42%) e conseguentemente dell’edilizia (40%). Insicurezza diffusa anche nel settore IT e telecomunicazioni (41%).
Marcela Uribe, General Manager ADP Southern Europe, commenta “I tempi sono difficili, è normale che i lavoratori si sentano preoccupati per il proprio lavoro, temendo la perdita del proprio posto per motivi economici ma anche con l’introduzione dell'intelligenza artificiale, che presumibilmente potrebbe sostituire alcune mansioni. Le aziende dovrebbero fare di più per rassicurare i propri dipendenti, mostrando loro che gli sforzi sono riconosciuti e che le prospettive di carriera sono effettive. Non è necessariamente vero che i tagli di posti di lavoro in un'azienda significhino che altri seguiranno l'esempio o che l'automazione, l'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico siano cose di cui aver paura. Potrebbero infatti rendere il lavoro delle persone più facile o più soddisfacente in futuro. Vale la pena che i datori di lavoro parlino con i lavoratori ora, per affrontare le idee sbagliate e fugare preoccupazioni inutili”.
Secondo dati Inps, nel 2022 i licenziamenti di natura economica sono aumentati del 41% sull’anno. Occorre però ricordare che i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative introdotte nel 2020 a fronte dell'evento pandemico e che sono stati riaperti a partire da giugno e ottobre 2021. Se confrontato invece al dato 2019, nel 2022 ci sono stati circa 127.000 licenziamenti in meno (-25%).
Complessivamente, sei lavoratori su dieci (60%) pensano che nessuna professione sarà immune dall'attuale incertezza economica, e il 13% crede che l'uso dell'intelligenza artificiale diventerà la norma nel proprio settore nei prossimi cinque anni, riducendo così le attività manuali.
In questo contesto, il 24% ha preso in considerazione la possibilità di cambiare settore negli ultimi 12 mesi e il 15% ha pensato di avviare un'attività in proprio; un over 55 su 5 (20%) ha pensato di andare in pensione anticipata.
"Facendo sentire il personale più a suo agio e al sicuro, sottolineando quali prospettive di formazione e avanzamento di carriera potrebbero essere offerte, i dipendenti si sentiranno maggiormente in grado di concentrarsi su fare un buon lavoro senza preoccuparsi del futuro. E se i datori di lavoro possono fare tutto questo assicurandosi di offrire una retribuzione equa e una cultura del posto di lavoro inclusiva e coinvolgente, è probabile che i lavoratori si sentano molto più positivi nei confronti dell'azienda per cui lavorano. Ma se le aziende non saranno capaci di mettere a proprio agio i lavoratori, correranno il rischio che le competenze vitali, l'esperienza e l'entusiasmo possano andare perduti, e ciò potrebbe rendere difficile fornire il livello di servizio che i clienti si aspettano" conclude Uribe.
FINE
Informazioni sul report
People at Work 2023: A Global Workforce View esplora gli atteggiamenti dei dipendenti nei confronti del mondo del lavoro attuale e ciò che si aspettano e sperano dal posto di lavoro del futuro.
ADP Research Institute® ha intervistato 32,612 lavoratori in 17 Paesi nel mondo tra il 28 ottobre il 18 novembre 2022, comprese 8,613 persone che lavorano esclusivamente nella gig economy. Ciò ha incluso:
- 7,721 in Asia Pacifico (Australia, Cina, India e Singapore)
- 15,290 in Europa (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svizzera e Regno Unito)
- 5,751 in America Latina (Argentina, Brasile e Cile)
- 3,850 in Nord America (USA e Canada).
All'interno del campione di lavoratori sono stati identificati i gig worker e i lavoratori tradizionali. I gig worker sono stati identificati come coloro che lavorano su base occasionale, temporanea o stagionale, oppure come freelance, lavoratori indipendenti, consulenti, gig worker o che utilizzano una piattaforma online per trovare lavoro. I dipendenti tradizionali sono stati identificati come coloro che non lavorano nella gig economy e hanno invece una posizione permanente a tempo pieno o parziale.
Il sondaggio è stato condotto online nella lingua locale. I risultati complessivi sono stati ponderati per rappresentare la dimensione della popolazione attiva per ciascun paese. Le ponderazioni si basano sui dati sulla forza lavoro della Banca Mondiale[1], che sono derivati utilizzando i dati del database ILOSTAT, il database statistico centrale dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), a partire dall'8 febbraio 2022.
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[1] Source: The World Bank, Labor force, total, World Development Indicators database, February 8 2022