Stress sul lavoro: la responsabilita’ è anche dei datori di lavoro, ma il 37,7% dei lavoratori italiani pensa che la propria azienda non stia facendo nulla

25 marzo, 2024

La responsabilità del datore di lavoro aumenta quando i dipendenti sperimentano disagio a causa dello stress eccessivo. Recenti sentenze dei tribunali in Italia, hanno evidenziato la responsabilità delle aziende in termini di stress e disagio mentale, anche in assenza di specifici requisiti di mobbing. È chiaro quindi che, a livello legislativo, vi sia un chiaro obbligo, da parte delle aziende, di accertare e prevenire il verificarsi di situazioni nocive nell'ambiente di lavoro, cosi come quanto già previsto dall'articolo 2087 del Codice Civile, che stabilisce che “l'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica,  sono  necessarie  a  tutelare  l’integrità  fisica  e   la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Secondo il sondaggio People at Work 2023 dell'ADP® Research Institute, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 paesi (2mila lavoratori in Italia), il 37,7% dei lavoratori italiani pensa che il proprio datore di lavoro non stia facendo nulla per promuovere una salute mentale positiva.

Il 18% pensa che invece sia attivo soprattutto tramite il dialogo, favorendo una comunicazione continua e costante, l’11% dichiara come il proprio datore di lavoro favorisca dei giorni di ferie per il benessere personale (per esempio in molte multinazionali il giorno del compleanno corrisponde a un giorno di ferie regalato), sempre l’11% dichiara come nella propria azienda sia in vigore il diritto di disconnessione da mail e messaggi fuori dall’orario di lavoro, mentre secondo il 10,5%  vi sono vere e proprie pause stabilite per la gestione dello stress (esempio stanza zen, meditazione, palestra,…).

Ma queste misure sono sufficienti? Sembrerebbe di no, dato che il 17% degli intervistati afferma di sentirsi stressato giornalmente (21,8% donne, 12,8% uomini), il 9% almeno 4-6 volte a settimana (percentuali simili per uomini e donne), il 22% almeno 2-3 volte a settimana (stessa percentuale del 22% per entrambi i sessi), una volta al mese il 9,25% (8% per le donne e 10% per gli uomini).

Tra le cause di stress non solo il carico di lavoro ma anche l’insoddisfazione. Il 19,6% degli italiani afferma infatti di non sentirsi soddisfatto della propria posizione, quasi uno su cinque. Le cause principali sono tre: il 38% lamenta il fatto di avere avuto un aumento delle responsabilità che non è combaciato con un aumento di stipendio, il 34,3% non ha avuto l’avanzamento di carriera che aspettava, per il 30% il proprio lavoro non è più stimolante.

FINE

Informazioni sul report

People at Work 2023: A Global Workforce View esplora gli atteggiamenti dei dipendenti nei confronti del mondo del lavoro attuale e ciò che si aspettano e sperano dal posto di lavoro del futuro.

ADP Research Institute® ha intervistato 32,612 lavoratori in 17 Paesi nel mondo tra il 28 ottobre il 18 novembre 2022, comprese 8,613 persone che lavorano esclusivamente nella gig economy. Ciò ha incluso:

  • 7,721 in Asia Pacifico (Australia, Cina, India e Singapore)
  • 15,290 in Europa (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svizzera e Regno Unito)
  • 5,751 in America Latina (Argentina, Brasile e Cile)
  • 3,850 in Nord America (USA e Canada).

All'interno del campione di lavoratori sono stati identificati i gig worker e i lavoratori tradizionali. I gig worker sono stati identificati come coloro che lavorano su base occasionale, temporanea o stagionale, oppure come freelance, lavoratori indipendenti, consulenti, gig worker o che utilizzano una piattaforma online per trovare lavoro. I dipendenti tradizionali sono stati identificati come coloro che non lavorano nella gig economy e hanno invece una posizione permanente a tempo pieno o parziale.

Il sondaggio è stato condotto online nella lingua locale. I risultati complessivi sono stati ponderati per rappresentare la dimensione della popolazione attiva per ciascun paese. Le ponderazioni si basano sui dati sulla forza lavoro della Banca Mondiale[1], che sono derivati utilizzando i dati del database ILOSTAT, il database statistico centrale dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), a partire dall'8 febbraio 2022.

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[1] Source: The World Bank, Labor force, total, World Development Indicators database, February 8 2022