Il 44% degli italiani chiede un deciso aumento dello stipendio in risposta al caro vita

10 maggio, 2023

  • Secondo il nuovo report People at Work dell'ADP® Research Institute, circa la metà dei lavoratori italiani (45,6%) pensa di essere sottopagato
  • Il 44,3% dei lavoratori italiani si aspetta un aumento di stipendio quest'anno, con un incremento medio del 6%.
  • Dallo studio emerge anche che il 44% dei lavoratori italiani ha ricevuto un aumento di salario l'anno scorso, con incrementi medi pari al 5,5%

Milano – 10 maggio 2023, Le aspettative dei lavoratori italiani riguardo all'aumento dei salari per il prossimo anno sono salite in maniera decisa, come rivela il rapporto “People at Work 2023: A Global Workforce View” dell'ADP® Research Institute. Secondo l'indagine, infatti circa la metà dei lavoratori italiani (44,3%) prevede di ottenere un aumento di stipendio nei prossimi 12 mesi, con un incremento medio pari al 6%.

Questo nonostante lo scorso anno in Italia il 44% dei dipendenti abbia ottenuto un incremento medio dello stipendio pari al 5,5%. Gli uomini affermano che la loro retribuzione è aumentata del 5,8% lo scorso anno, rispetto al 5,2% delle donne. Hanno ottenuto un aumento il 50% degli uomini e il 36% delle donne.

Tuttavia, le aspettative per l’anno in corso traggono giustificazione dai dati ISTAT, secondo cui nel 2022 i prezzi al consumo sono cresciuti dell’8,1%[1], implicando quindi una riduzione dei salari reali.

A ciò si aggiunge il fatto che, secondo il 44% dei lavoratori italiani, le aziende non hanno adottato nessuna iniziativa a sostegno dei dipendenti, per consentirgli di affrontare il complesso periodo economico.

Il report, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 Paesi, circa 2000 in Italia, analizza la percezione che i dipendenti hanno dell'attuale mondo del lavoro e di ciò che si aspettano e sperano di ottenere dal proprio datore di lavoro in futuro.

Marcela Uribe, General Manager ADP Southern Europe, commenta: “Il riconoscimento di un aumento salariale è un tema di estrema rilevanza. Qualsiasi somma sia stata concessa ai lavoratori in passato, è improbabile che freni le nuove richieste di un aumento. Con l'impennata del costo della vita, i lavoratori delle fasce di reddito medio-basse hanno riscontrato una forte riduzione del loro reddito disponibile, e anche alcuni lavoratori con redditi più elevati ne risentono. La spesa per i beni di prima necessità, e non solo per i beni di lusso, è stata fortemente compressa a causa dell'impennata delle bollette energetiche, dell'aumento degli affitti, dell'incremento dei tassi di interesse e dell'aumento delle spese alimentari. Anche se l'inflazione ha raggiunto il suo picco, sembra che ci vorrà del tempo per tornare a livelli più sostenibili”.

Oltre a un aumento di stipendio, il 28% dei lavoratori italiani prevede di ottenere un bonus e il 19% una promozione. In termini di aspettative, non ci sono forti differenze tra uomini e donne, mentre maggiore divario si ha se guardiamo alle priorità, dove lo stipendio occupa la prima posizione: come riporta lo studio, il 53% dei lavoratori italiani afferma che la retribuzione è il fattore più importante in ambito lavorativo, di questi il 48% è uomo e ben il 58% è donna.

Un dato che potrebbe essere correlato sia al tasso di insoddisfazione (54%) concernente il salario ricevuto, dove troviamo un maggiore scontento tra le donne (56%) rispetto agli uomini (52%), sia al percepito sull’adeguatezza del proprio stipendio rispetto al lavoro svolto: il 45,6% degli italiani pensa di essere pagato meno di quanto meriterebbe, di questi il 43% è uomo e il 48% è donna.

I datori di lavoro hanno il difficile compito di soppesare le richieste di aumento di stipendio con le sfide poste dall'aumento dei costi e dal restringimento dei margini di profitto. I lavoratori sono fiduciosi di ottenere un aumento di stipendio dalla loro attuale azienda, ma in caso contrario è forte la sensazione di potersi assicurare un aumento cambiando lavoro. Le implicazioni per l'acquisizione e la fidelizzazione dei talenti sono enormi. Come dimostra la recente ondata di scioperi in molti Paesi e in diversi settori industriali, molti lavoratori ritengono che non si stia facendo abbastanza e sono disposti ad adottare misure sempre più drastiche, organizzando scioperi per far valere le proprie ragioni e raggiungere un accordo adeguato. I datori di lavoro che non sono in grado di concedere aumenti di stipendio adeguati devono pensare in modo creativo a come soddisfare il personale in altri modi, ad esempio offrendo maggiore flessibilità o altri vantaggi” conclude Uribe.

I dati a livello globale

Nel mondo, più di otto lavoratori su dieci (83%) prevedono di ottenere un aumento di stipendio nei prossimi 12 mesi, sia dal loro attuale datore di lavoro sia cambiando lavoro. In media, si aspettano un aumento dell'8,3%. Tuttavia, poco più di un terzo dei lavoratori (34%) si aspetta un aumento di stipendio del 10% o più e uno su 10 (10%) si aspetta più del 15%.

Tra i vari settori, i lavoratori dei settori servizi professionali e IT/telecomunicazioni si aspettano gli aumenti di stipendio più elevati per il prossimo anno (in media dell'8,7%), mentre il personale del settore ricreativo e dell'ospitalità prevede quelli più bassi (in media del 7,6%).

I risultati si inseriscono nel contesto dell’attuale crisi del costo della vita, in cui i lavoratori di molti Paesi dimostrano la volontà di intraprendere azioni sindacali per spingere i datori di lavoro a essere più generosi in materia di retribuzione e condizioni. Più di quattro lavoratori su 10 (44%) ritengono, infatti, di essere sottopagati per il loro lavoro.

FINE

Informazioni sul report

People at Work 2023: A Global Workforce View esplora gli atteggiamenti dei dipendenti nei confronti del mondo del lavoro attuale e ciò che si aspettano e sperano dal posto di lavoro del futuro.

ADP Research Institute® ha intervistato 32,612 lavoratori in 17 Paesi nel mondo tra il 28 ottobre il 18 novembre 2022, comprese 8,613 persone che lavorano esclusivamente nella gig economy. Ciò ha incluso:

  • 7,721 in Asia Pacifico (Australia, Cina, India e Singapore)
  • 15,290 in Europa (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svizzera e Regno Unito)
  • 5,751 in America Latina (Argentina, Brasile e Cile)
  • 3,850 in Nord America (USA e Canada).

All'interno del campione di lavoratori sono stati identificati i gig worker e i lavoratori tradizionali. I gig worker sono stati identificati come coloro che lavorano su base occasionale, temporanea o stagionale, oppure come freelance, lavoratori indipendenti, consulenti, gig worker o che utilizzano una piattaforma online per trovare lavoro. I dipendenti tradizionali sono stati identificati come coloro che non lavorano nella gig economy e hanno invece una posizione permanente a tempo pieno o parziale.

Il sondaggio è stato condotto online nella lingua locale. I risultati complessivi sono stati ponderati per rappresentare la dimensione della popolazione attiva per ciascun paese. Le ponderazioni si basano sui dati sulla forza lavoro della Banca Mondiale[2], che sono derivati utilizzando i dati del database ILOSTAT, il database statistico centrale dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), a partire dall'8 febbraio 2022.

Scarica la versione complete della ricerca People at Work 2023

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[1] Fonte: ISTAT, prezzi al consumo, dicembre 2022

[2] Source: The World Bank, Labor force, total, World Development Indicators database, February 8 2022